E' possibile trasformare le cellule della pelle in neuroni
Un gruppo di ricercatori dello Stanford University Medical Center ha trasformato cellule della pelle di topo in neuroni funzionanti, tramite l'inoculazione di tre geni. Questa genesi è avvenuta senza dover prima riportare le cellule allo stadio di pluripotenza. La scoperta, riportata in un articolo pubblicato su "Nature" potrebbe rivoluzionare le future terapie che utilizzano le cellule staminali, e richiedere un approfondimento delle conoscenze sulle modalità con cui le cellule si differenziano e conservano lo stato raggiunto.
Marius Wernig, direttore della ricerca ha così commentato: "Abbiamo direttamente e attivamente indotto un tipo di cellule a diventare una cellula di tipo completamente diverso". "Si tratta di neuroni perfettamente funzionanti, in grado di fare tutte le principali funzioni svolte da quelli cerebrali".
Il ricercatore, già nel 2007 aveva partecipato agli studi in collaborazione con il gruppo di ricerca di Rudolf Jaenisch del Whitehead Institute, in Massachusetts, riuscendo ad indurre uno stato di pluripotenza in cellule di pelle umana infettate con fattori di trascrizione ricavate da staminali in vista di una loro successiva differenziazione in un tipo cellulare differente. Successivamente, lo studioso, si è chiesto se il passaggio attraverso il ritorno alla pluripotenza fosse indispensabile.
L'esperimento è stato fatto su 19 geni coinvolti, nella riprogrammazione epigenetica o nello sviluppo dei neuroni, infettando attraverso un lentivirus cellule di topo con quei geni e osservando la risposta cellulare. In questo modo sono riusciti ad isolare un gruppo di soli tre geni.
Questa sperimentazione indica un'alternativa alla riconversione alla pluripotenza per ottenere cellule differenziate di altro tipo.
Gli studiosi pensano che i risultati raggiunti sulla riconversione siano soddisfacenti per il 20 per cento, dunque molto superiore a quello che si ottiene attualmente con le cellule prima indotte in uno stato di pluripotenza, che si aggira intorno all'1-2 per cento.
Il passo successivo sarà quello di ottenere risultati simili in cellule umane.
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