La Gioconda non godeva di buona salute
La Gioconda probabilmente, aveva il colesterolo ed i trigliceridi alti.
Monna Lisa, infatti, è stata sottoposta a diversi studi, oltre ai critici d'arte a psicologi fino a cultori di esoterismo, e per finire icodiagnosti.
Essi sono specialisti in una nuova disciplina, medici che passano al setaccio le pietre miliari dell'arte, alla ricerca di possibili indizzi rivelatori sulle malattie o sui disturbi fisici di cui soffriva.
In Italia, colui che è stato l'artefice di tale ricerca è il prof. Vito Franco, docente di Anatomia patologica all'Università di Palermo e relatore sul tema all'ultimo convegno Società europea di Anatomia patologica.
Il suo studio è un importante esempio di icodiagnosticodiagnostica, infatti, ha aperto la strada ad un centinaio di casi, dall'Antico Egitto all'arte contemporanea, tutti divisi per malattia.
Analizzando gli studi del prof. Franco e del suo team emerge che la Gioconda mostra uno xantelasma (accumulo di grasso sottocutaneo) nell'incavo dell'occhio sinistro ed un lipoma sulla mano in primo piano, segnali indicatori di troppo grasso.
Inoltre, la Madonna del Parto di Piero della Francesca (oltre alla palese gravidanza) manifesta un gozzo sul collo, endemico in un periodo (il Medioevo) in cui la maggior parte dell'acqua bevuta proveniva dalle cisterne.
La Scuola di Atene (dipinto di Michelangelo, conservato ai Musei Vaticani) vede, in basso a sinistra, un uomo malato, identificato come Michelangelo, seduto sulle scale, curvo, con le ginocchia gonfie e tumefatte.
Il ricercatore, spiega: "Sembrano indicare un eccesso di acido urico, tipico di chi soffre di calcolosi renale. E d'altronde Michelangelo, per mesi e mesi si nutrì solo di pane e vino, lavorando giorno e notte al suo capolavoro, la Cappella Sistina".
Nell'icodiagnosi, però, ci sono delle controversie.
Ad esempio, per l'"Amorino dormiente" di Caravaggio, ci si chiede se è artrite reumatoide o rachitismo?
Oppure la Madonna del collo lungo del Parmigianino esposta agli Uffizi. Sicuramente soffre di aracnodattilia (per le sue dita lunghe e sottili, come le zampe di un ragno) ma forse è anche vittima della sindrome di sindrome di Marfan, un disturbo ereditario che colpisce le ossa, i legamenti, gli occhi, il sistema cardiovascolare.
A volte, l'arte studia lo stesso soggetto più volte, consentendo all'indagatore medico di osservare i cambiamenti prodotti dal tempo.
E' il caso del pittore Dirck Ket che realizza due autoritratti, nel 1932 e nel 1939. In entrambe le opere si evidenzia (tramite le dita deformi ed il collo gonfio) una malattia polmonare, ma nel primo ritratto i sintomi sono meno pronunciati, prova di una malattia in uno stato meno avanzato.
E, come spiegano gli icodiagnosti il legame tra arte e malattia, diventa più evidente quando l'artista è contemporaneamente soggetto ed oggetto. Come nel già citato Dirck Ket o i più famosi Van Gogh, Frida Kahlo e Toulouse Lautrec, figlio di cugini di primo grado, molto basso, con le orecchie a punta, il mento piccolo, le dita corte.
Perchè, se è vero che il genio si accompagna spesso ala follia, a volte va anche a braccetto con problematiche di tipo fisico.
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