Si chiamano Sumo, le proteine capaci di riparare le doppie rotture al DNA che portano al cancro


L'ultima scoperta, riguarda le Sumo, proteine in grado di riparare i danni al Dna che portano al cancro; questo potrebbe portare a trovare nuovi tipi di farmaci anti-tumore. Le due ricerche, pubblicate sulla rivista Nature sono state condotte da due team, finanziati dal britannico Cancer Research e dalla Breast Cancer Campaign. La famiglia delle proteine Sumo (Small Ubiquitin-like Modifier) rintraccia le zone del corpo in cui si è verificato il danno al Dna, si attacca alle proteine normali e le guida a risolvere i difetti genetici. In tal modo, le Sumo possono riparare le doppie rotture del DNA (double strand breaks), il tipo più grave di danno al Dna, che avviene quando i due filamenti del DNA si spezzano in due tronconi. Il ricercatore Steve Jackson, esperto mondiale nella ricerca di danni al Dna, e il suo team presso l'Universita' di Cambridge hanno studiato queste interruzioni provocandole con radiazioni o laser altamente mirati: per studiare il ruolo delle Sumo, i ricercatori le hanno colorate con colori e pennarelli incandescenti (questo ha così permesso loro di osservare con potenti microscopi come si muovono intorno alle cellule). Jackson ha scoperto che quando si verificano doppie rotture al Dna, le proteine Sumo affluiscono sul sito del danno nel giro di pochi minuti, lì rimamgono per un paio d'ore e alla fine se ne vanno. Inoltre, per collegare le proteine Sumo ai siti del danno sono necessarie due altre proteine supplementari, Pias1 e Pias4, che non erano mai state collegate alla riparazione del Dna. L'altro gruppo di studio, invece, diretto da Joanna Morris presso il Kings College di Londra , è stato in grado di seguire il processo di riparazione che avviene sul gene BRCA1 che, se danneggiato, è associato con un rischio molto elevato di cancro al seno, alle ovaie e alla prostata. La Morris e il suo team hanno scoperto che, in qualche modo, le proteine Sumo si bloccano sulle proteine BRCA1 in risposta al danno del Dna, trascinandole nei siti interessati. Ma non solo contribuiscono a far arrivare le BRCA1 al posto giusto, ma la aiutano a fare bene il loro lavoro. Una scoperta che, secondo la scienziata, "è il primo passo verso lo sviluppo di farmaci che possono proteggere le cellule normali dagli effetti collaterali della chemioterapia o migliorare l'efficacia dei trattamenti per il cancro al seno".

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