Malformazioni congenite in gravidanza: in Italia in aumento del 2%. Un interessante dibattito a Catania

 




Sono aumentati  i fattori di rischio che espongono le gestanti a complicanze sempre più frequenti e complesse, così come si è innalzata la soglia relativa alla percentuale di malformazioni congenite che possono interessare il feto, «e che oggi in Italia riguardano circa il 2% dei nascituri: un’incidenza molto alta, che va costantemente monitorata per garantire una risposta sanitaria tempestiva ed efficace». L’ambiente in cui viviamo, l’età media delle gravide (sempre più avanzata) e la crescente diffusione di patologie metaboliche come il diabete o l’obesità, hanno cambiato lo scenario della “dolce attesa”, richiedendo sempre più attenzione nell’ambito della prevenzione materno-infantile.

Il focus scientifico “Hot Topics in Diagnosi Prenatale” – che si è svolto a Catania presso la sede idipharma e che ha visto riuniti professionisti del settore ginecologico e ostetrico – ha puntato l’attenzione sull’importanza di una presa in carico precoce e multidisciplinare. E lo ha fatto grazie al supporto del team dell’Unità Operativa Complessa del Centro di Medicina Fetale e Genetica Medica dell’Ospedale “Di Venere” di Bari – diretta dal prof. Paolo Volpe – una delle poche strutture specializzate in Italia. «Eventi formativi come quello di oggi sono fondamentali – ha sottolineato la dott.ssa Valentina De Robertis, durante il suo intervento su translucenza nucale, test combinato e Dna fetale – perché spesso sono gli operatori che fanno gli screening in fase precoce, e nei centri a basso rischio, a intercettare patologie fetali da dover gestire».

Investire nella salute delle donne in gravidanza vuol dire prendersi cura del benessere delle nuove generazioni. Una sfida che riguarda tutti: medici, famiglie, istituzioni. Un supporto in questa direzione arriva anche dalle nuove tecnologie, «in particolare dagli strumenti diagnostici, che negli ultimi anni sono migliorati tantissimo, offrendo esami sempre più precisi e performanti – ha aggiunto la dott.ssa Mariachiara Bosco - la capacità di risoluzione sempre più elevata consente infatti la visualizzazione di strutture molto piccole, in epoche gestazionali precoci, con un’alta precisione diagnostica di patologie a carico di organi come il cuore anche nel primo trimestre, epoca che precede l’esame morfologico. Da questo deriva un conseguente inquadramento precoce dell’anomalia, con relativo counseling della paziente e studio delle più efficaci strategie terapeutiche».  

A porre l’attenzione sulle gravidanze gemellari – aumentate negli ultimi anni a causa della diffusione della procreazione medicalmente assistita - è stata infine la dott.ssa Claudiana Olivieri, dell’equipe del prof. Volpe: «La gestazione gemellare in Italia interessa circa il 2% delle donne gravide – ha spiegato - con complicanze tipiche - soprattutto nei casi monocoriali, in cui i feti condividono la stessa placenta - che possono interessare anche il 20-25% delle gravide. Per questo diventa fondamentale gestire queste gravidanze sin dal primo trimestre, in centri di riferimento altamente specializzati».

Tra i temi affrontati: c'è anche l’evoluzione degli approcci clinici ed ecografici, l’uso della translucenza nucale, del test combinato e del DNA fetale, la valutazione precoce del cervello e le implicazioni legate a condizioni rare come l’assenza del dotto venoso o del corpo calloso. «L’obiettivo del convegno – ha concluso Alessandro Bottino, amministratore delegato idipharma - è offrire strumenti aggiornati e riflessioni condivise per migliorare l’efficacia diagnostica e la qualità della comunicazione medico-paziente, in un ambito in cui competenza tecnica e sensibilità umana devono sempre andare di pari passo».



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